“Respect, please. Percorsi visivi tra attualità sociale e segno lirico”
Beatrice Mastrorilli
“Ciò che mi spaventa non è la violenza dei cattivi;
è l’indifferenza dei buoni”.
M.Luther King
Negli spazi di Fabbrica Saccardo, luogo radicato nella storia del territorio, testimonianza di un passato
industriale ormai concluso ma che grazie ad un recupero sapiente delle antiche strutture rivive con una
nuova e diversa vocazione, Martina Dalla Stella crea un percorso pittorico di istanti cromatici che prende
vita attraverso riflessioni intessute con l’attualità sociale e politica più stringente, ma anche col ricordo, la
memoria privata, familiare e quella storica, espressa attraverso la citazione poetica e letteraria, che l’artista
riesce a rendere attuale e sempre personale, così come l’attenzione verso la natura tradotta ora attraverso
una rappresentazione lussureggiante e materica, ora attraverso uno sguardo intimista che si esplica in
paesaggi di colore liquido e irradiazioni espressive dal forte potere lirico.
“Respect, please” – Rispetto, per favore – è il titolo della mostra ed anche di una delle sezioni espositive
nonché di due opere presenti.
Sono due semplici parole per esprimere un concetto profondamente complesso, che suona come una
richiesta ad una necessità irrinunciabile o come una preghiera laica, aconfessionale ed allo stesso tempo
universale e punto d’incontro spirituale di ogni essere umano aldilà delle differenze “di razza, di colore, di
sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di
altra condizione”
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così come previsto dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, ancora troppo
spesso disattesa.
In questa sezione Martina Dalla Stella affronta i temi forti e cruciali della società attuale come il dramma
della migrazione con le sue inevitabili “tragedie del mare”, come i corpi avvolti nei sudari di Ancora del
2014, ultimo approdo doloroso di un viaggio verso una speranza mai raggiunta.
Le superfici del quadro si fanno spazi dell’umano sentire in cui le figure dei migranti sono presenze
diafane, come in Mediterraneo d’Inverno 1 e 2 (2015), qui il mare è un sovrapporsi di segni e le onde si
intersecano con il miraggio di una vita sicura lacerata da sottili ferite purpuree che diventa squarcio
possente, presagio di un destino segnato, in La rotta dei Balcani/2 (2015).
Il Rispetto, che da il nome alla sezione, è declinato nei ritratti femminili, dalle madri di Gaza al volto
espressivo di Samia Yusuf Omar, omaggi meditati nella condivisione dell’essere donna e del sapersi
confrontare con l’altro da sé, in un’analisi scevra da facili ideologie di genere, che offre possibilità di
indagine sulla condizione femminile oggi, in grado di raggiungere una simpatetica corrispondenza ma
anche spunto per una analisi accurata del sé, come avviene in Il senso di questo stare (2015) e Como aceptar
la falta (2015) in cui il testo poetico accompagna l’immagine in una sintesi tra equilibrio semantico e
formale.
A scandire il ritmo della sala e della sezione, la più ampia della mostra, quasi fosse un nume tutelare è
l’opera eponima Respect, please (2015); allegoria priva di retorica, dove “La Libertà”, citazione artistica
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Cfr. http://www.interlex.it/testi/dichuniv.htm
ancor che politica del grande romantico francese Delacroix, diviene un invito ad essere guida dell’umanità
contemporanea nel superamento dei conflitti e delle lacerazioni.
Nell’immaginario dell’artista una presenza importante è quella della natura e dei suoi elementi, tanto che
nella mostra Martina Dalla Stella ha scelto di dedicare ben due sezioni a tale tematica, troviamo così
“Piccole Cose” nella biblioteca e “L’anima se desfa come supiòn al vento” nella piccola sala bianca. Si
dipana un percorso botanico di suggestioni intense, immersive e palpitanti, dalle eteree lanterne degli
Alchechengi (2015) alla intensità materica dei Papaveri (2015) e si instaurano dialoghi intensi tra parole ed
immagini in un articolato percorso tra acqua ed aria: l’acqua appare sulla tela come pioggia in cerchi netti,
come goccia il cui eco è nel colore caduto sulla tela che scorre come metafora del tempo che scivola via.
L’aria ed il vento sono nel volo delle rondini in cieli percorsi da scie cromatiche ordite di giallo, di blu e
di rosso, come in Rondini (2013), o ancora nelle espressioni visive della terra natale dell’artista, immortalata
nel trascorrere delle stagioni, quando il vento accarezza i soffioni tra fili d’erba dai toni di smeraldo o fa
mulinare barlumi d’azzurro sulla coltre innevata e spessa nell’intercalare silenzioso degli alberi grigi, che
si fanno presenze espressioniste nella campagna silenziosa in L’anima se desfa come supiòn al vento in cui il
paesaggio diventa spazio dialogico tra natura e poesia, quella di Enio Sartori, poeta locale e docente di
letteratura molto apprezzato.
L’ultima sezione dal titolo “Una Vita” è un cammino di scoperta dell’altrove avendo come punto di
partenza le proprie radici, elementi fondamentali per potersi allontanare e per percepire a pieno la libertà
del viaggio. Qui si incontrano così l’Omaggio ai Sassi (2015) paesaggio letterario e simbolico di Matera; le
scene conviviali e memoriali del passato famigliare in Come in un ricordo/2 (2014), le mani nodose come
rizomi secolari, narranti di sapienza e lavoro, di tradizioni e fatica in Una vita (2014).
Un filo invisibile lega le opere che Martina Dalla Stella ha scelto di esporre in questa sua personale, un
filo che partendo da un unico capo si divide per poi intrecciarsi e creare trame armoniche, percorsi visivi
che danno vita ad un ordito di temi coraggiosi e quanto mai attuali che l’artista ha la capacità di presentare
senza retorica, senza brutalità eppure con estrema forza e con l’urgenza etica che solo i veri artisti sanno
esprimere.