“Quando l’arte scorre come acqua, nel luogo e nel tempo”

Alessandro Pagano Dritto

L’acqua perché scappa via dalle mani quando le unisci a scodella per prenderla, l’acqua perché
simbolo di tutte quelle cose che passano e che non puoi trattenere, che passano via come il tempo.
Il concetto, espresso anche in uno dei suoi quadri che raffigura le mani giunte a prendere l’acqua
(Come acqua tra le mani: impossibile contenerla, 2012), è il filo rosso, anzi azzurro, che unisce
molte delle opere espresse dall’artista vicentina Martina Dalla Stella nella sua mostra Come acqua
tra le mani, conclusasi a Schio (VI), lo scorso 30 settembre.
C’è l’acqua di morte che accoglie i corpi dei migranti che ogni anno tentano la disperata fuga dalle
loro terre attraverso il Mediterraneo e che i giornali riassumono in qualche anonimo trafiletto. A
loro e al loro viaggio, al loro mare, è dedicata un’opera su tela grezza (In Mediterraneo, 2011),
priva di cornice e insolitamente grande proprio – spiega Martina – per rendere fisicamente l’idea del
mare e della sua vastità. Vi ha mescolato, alla pittura blu che spesso si sovrappone, ritagli di
giornale e fotografie che raccontano di queste vite migranti e del loro destino inghiottito dal nulla:
nomi e date si leggono fino a quando una pennellata blu non le sommerge in un naufragio di carta.
L’idea, spiega, gli è venuta alla notizia di uno dei tanti episodi che avvengono nel Mediterraneo:
alla deriva, alcune madri avevano sollevato i loro figli perché i soccorritori fossero più veloci nel
salvarli, ma nessun soccorritore venne subito e quando venne fu per recuperare pochissimi
sopravvissuti. Tra i morti, molti bambini. E’ per questo che in un angolo del quadro, in fondo a
destra, Martina ha disegnato una madre col proprio figlio in braccio: di spalle, sembrano guardare
l’orizzonte.
Ma l’acqua non è solo evento drammatico nella pittura di Martina Dalla Stella. C’è anche un’acqua
più familiare, più rassicurante, che è quella che compare come pioggia dietro alcune rondini in volo
o come distesa dietro l’abbraccio di una madre e di un figlio.
L’acqua ricorre anche nella vita di Martina, in quella dell’infanzia e del presente: è l’acqua del suo
fiume, l’Astico, che scorre nella provincia di Vicenza dove Martina è nata e cresciuta. Martina
ricorda ancora le storie raccontate dagli anziani ai bambini, storie su esseri mitologici metà sirene e
metà streghe che popolavano le zone lungo l’argine del fiume. Sono leanguane, cantate in alcuni
componimenti di Enio Sartori, poeta locale e stimato professore di liceo della stessa artista, fonte di
ispirazione per alcuni dei suoi quadri.
Un quadro in particolare ricorda l’infanzia di Martina: raffigura il nonno mentre con due amici
unisce i bicchieri e si fa versare del vino. Ha l’espressione allegra, un viso contento. Lo stesso
quadro dà l’idea di un ricordo: è un ritratto in seppia, quasi monocromo, come certe vecchie
fotografie di una volta.
Ma non c’è certo bisogno di parafrasare titoli di romanzi sudamericani per far entrare il Sud
America e la sua letteratura nella produzione di questa artista. Ci entrano da soli per sua stessa
volontà.
Ci entra Pablo Neruda con una frase citata in una tela:«Nosotros, los de entonces, ya no somos los
mismos», «noi, quelli di una volta, non siamo più gli stessi». E ecco che ritorna il concetto del
tempo che passa, che trascorre, va via, scivola come acqua presa tra le mani.
Ci entra il Sud America come natura splendida e colorata, quasi come colore puro: le calle, i fiori
sudamericani, una ragazza ritratta in due quadri. Compare nei ricordi stessi di Martina il mercato di
Chichicastenango, in Guatemala, e le sue stoffe colorate. Compare più di un viaggio che dal 2001
l’ha vista attraversare Guatemala, Bolivia, Cuba, Messico, Uruguay, Perù, Argentina.
E’ questa una geografia molto più grande di quella della terra vicentina, ma di certo complementare,
perché anche questa inclusa a tinte accese nella vita della persona e dell’artista.
Compaiono insomma nell’opera di Martina Dalla Stella il vicino e il lontano uniti da un costante
rimando, il tempo che scorre continuo come acqua, la vita sua e quella degli altri, volti noti o
anonimi, incrociati o conosciuti, che compongono il mondo: accanto a quello dei naufraghi del
Mediterraneo c’è anche il volto della fotografa rivoluzionaria Tina Modotti, cui Martina dedica una
tela, ci sono alcuni autoritratti.
Compare insomma la vita in molte delle sue sfaccettature.